Matteo Faccio College Scrivere A 2017-2019

Momento curioso, quello in cui tocca parlare di sé in toni accattivanti ma non per questo meno precisi. E sia. La mia descrizione in dieci parole, anzi cinque, anzi una. Genovese.
Da Genova sono scappato a 23 anni, con il sospetto di non tornarci più se non nelle feste comandate: Natale, Pasqua e le domeniche in cui il Genoa gioca in casa, con qualche perplessità sulle prime due.
Col tempo, con la distanza, con Milano-Torino (non il cocktail), con la sensazione ricorrente di non distinguere, per due tre secondi, la stanza dove mi svegliavo, la saudade ha preso il sopravvento (non è un caso che l'inflessione ligure sappia di portoghese, alla lontana), e mi sono riscoperto follemente innamorato.
Ho studiato Comunicazione per anni (Università degli Studi di Genova prima, Università Cattolica del Sacro Cuore poi) ma gli appunti li prendevo rigorosamente a mano. Riferimenti culturali? Ho pianto sulla tomba di Dostoevskij e sui video di Luca Giurato.

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Data di Nascita: 21.08.1991

Luogo di Residenza: Tra Genova e Torino (nel senso di un po' qui e un po' là, non Alessandria)

Disponibilità al trasferimento: Sì

Curriculum Vitae

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  • Il protagonista di Tre a due – che parla in prima persona e a tutti gli effetti sarei io, o uno che mi somigli tanto da spacciarsi per me – lavora in una piccola casa editrice, a Torino. È piuttosto giovane, ma pure stanco, frustrato. La città in cui vive gli piace poco e il lavoro non lo soddisfa quanto sperava. Ma ci sono novità in vista. Gli viene commissionato un romanzo, destinato a far parte di Calcio d’inizio, collana per esordienti che vuole descrivere le stravaganze di alcune squadre di calcio italiane, nel racconto di partite significative giocate negli ultimi anni. Il protagonista – lui, io – prima tentenna, poi accetta la sfida.

    Ci si trova così dentro, sopra e intorno al racconto di Genoa-Inter, penultima di campionato, stagione 2014/15. Una gara elettrizzante, con un passo e un andamento tutti suoi. Le due squadre si giocano un posto in Europa. Il Genoa, vincendo, lo ufficializzerebbe. Peccato che, a causa di problemi col fisco, non sia in possesso della licenza UEFA necessaria per partecipare alle Coppe. Una fase di stallo, una previsione lose-lose: come ti muovi, perderai.

    Nello stesso modo, in quel maggio del 2015, andavano le cose a me (via la maschera, su). Vivevo il mio anno più complesso e doloroso, accompagnato fedelmente da uno spietato senso di apnea. Genoa-Inter è stata l’ultima gara casalinga nella stagione durante la quale sono mancati i miei genitori, che oltretutto, ancora bambino, mi avevano iniziato al culto pagano del Grifone.

    La divisione in capitoli, cadenzata sui gol, è già cronaca della partita, e restituisce l’idea dell’intreccio tra quel che accade sul campo, allo stadio, nei suoi dintorni, e le mie faccende personali, tra passato e presente (e futuro, già che ci siamo).



  • "Da un po’ di tempo, quando mi metto a passeggiare, mi prende questa camminata da vecchio, con le mani dietro la schiena. Sarà che a forza di starci, coi vecchi, sto diventando come loro. Sarà che in quest’altro buco di città incontri sempre le solite quattro facce slavate, incarognite col mondo e con chi ha trovato il coraggio di andar via."



  • Un racconto che arriva da Genova, scritto a cavallo tra agosto e settembre 2018.



  • [Una sceneggiatura]



  • Intercontinentale 1985, Juventus - Argentinos Juniors. Gol annullato a Platini.